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Se qualcuno mi dice ‘Firenze’ la prima cosa che mi viene in mente è fuggire via. Firenze, a volte, io la guardo e mi sembra diventata un luogo comune, un cliché inventato per far contenti i turisti. Firenze per la nave da crociera è il percorso di due ore, per gli amanti clandestini è la città di un fine-settimana, per le famiglie sono i musei delle vacanze di Pasqua, per le gite scolastiche è il capitolo sul Rinascimento, per gli animi malinconici è lo struggimento della sindrome di Stendhal. Io, da questa Firenze, ho continuamente voglia di scappare e forse mi piace proprio perché, poi, quando sono fuggita via dai luoghi comuni, è così bello aver nostalgia di questa città! Firenze, per chi ha voglia di scappare, ha molte vie di fuga: per alcune ci vuole un mezzo di trasporto, per altre, invece, basta un paio di scarpe comode.
Si può fuggire nel Mugello e visitare le ville Medicee, fare lunghe escursioni sui crinali di montagna, trovare un’osteria per mangiare tortelli di patate e bere dell’ottimo vino. Oppure ci si può fermare sulla via Bolognese e visitare il parco di villa Demidoff. Si può attraversare la val di Sieve, percorrere l’antica via dei Setteponti che nasconde incantevoli pievi romaniche e arrivare fino ad Arezzo.
Ma mi piace anche osservare Firenze dall’alto delle terrazze dei grandi alberghi del centro storico, in compagnia di un prosecco. Quando sboccia la primavera, a mezz’ora di camminata dal centro storico, mi piace andare al giardino dell’Orticoltura con un buon libro, davanti alla serra ottocentesca. O guardare il profilo di Firenze dal muretto di via Trento. Le vetrine di via Tornabuoni sono per i ricchi, quelle di via Calzaiuoli per chi ha poca fantasia. Preferisco scappare in Borgo Pinti, da Mrs Macis. E la sera gli spaghettini al pomodoro più buoni del mondo li fanno i fratelli Briganti. Oppure, tornando dal mare, alla fine della superstrada mi emozionano le luci accese che brillano lontano.
Monica Magnani´s Florence
When someone mentions «Florence», it prompts me to run away. I sometimes think of the city as a cliché for tourists: to cruise travellers, as a two-hour tour; to clandestine lovers, just as a weekend; to families, it means seeing museums during the Easter holidays; to school trips, it is a chapter on the Renaissance; and to melancholic souls, Florence is the longing for Stendhal’s syndrome. I always want to escape from this Florence, although I later learn to love it. When I manage to leave those common places, I then feel a pleasant nostalgia for the city. Indeed, for those who want to flee from it, Florence offers many escape routes. For the purpose, one needs means of transportation or just a pair of comfortable shoes.
One could go to the Mugello, either to visit the Medici villas, for a long walk to the hilltops or to enjoy some tortelli di patate with excellent wine in an osteria. It is also possible to pause at Via Bolognese and discover the park of Villa Demidoff. Another option is exploring the valley of Sieve, tracing the beautiful Romanesque churches in the old Via dei Sette Ponti, on the way to Arezzo.
But I also relish observing Florence from the terraces of the magnificent hotels of the historic centre with a glass of Prosecco. As spring blossoms, just half an hour away from the old town, I love stopping at the Giardino dell’Orticoltura with a good book, especially close to the Ottocento‘s greenhouse. There is also a great view of Florence from the wall of Via Trento. The shop windows of Via Tornabuoni are for the rich. Whereas those of Via Calzaiuoli, for people who tend to lack imagination. Preferably, I escape to Borgo Pinti, to Mrs Macis. At night, the best spaghettini al pomodoro is cooked at I Fratelli Briganti. And as I return from the sea, I am always moved by the shining lights spotted in the distance, right at the end of the highway.
La Florencia de Monica Magnani
Si alguien me menciona “Florencia”, la primera cosa que me viene a la cabeza es salir corriendo. Florencia, a veces la miro y creo que se ha convertido en un cliché inventado para hacer felices a los turistas. Florencia, para los viajeros de crucero, es el tour de dos horas por la ciudad; para los amantes clandestinos, la ciudad de un fin de semana; para las familias, los museos de las vacaciones de Semana Santa; para los viajes escolares, el capítulo sobre el Renacimiento; para las almas melancólicas, el anhelo del síndrome de Stendhal. Yo, de esta Florencia, siempre tengo ganas de escaparme, y tal vez me guste justamente porque después, cuando he conseguido huir de los lugares comunes, resulta muy agradable sentir nostalgia de esta ciudad. Florencia, para los que quieren huir, ofrece muchas vías de escape: para algunas, se necesita un medio de transporte; para otras, sin embargo, solo un par de cómodos zapatos.
Se puede huir al Mugello y visitar las villas de los Medici, realizar largas caminatas por las cimas de las colinas o encontrar una osteria en la que comer tortelli di patate y beber un vino excelente. También es posible detenerse en Via Bolognese y descubrir el parque de la Villa Demidoff. Se puede cruzar el valle di Sieve, que esconde hermosas iglesias románicas, y llegar hasta Arezzo.
Pero también me gusta observar Florencia desde las terrazas de los hoteles imponentes del centro histórico, en compañía de un buen Prosecco. Cuando florece la primavera, a media hora a pie del casco antiguo, me gusta ir al giardino dell’Orticoltura con un buen libro, y sentarme frente al invernadero del Ottocento. O contemplar el perfil de Florencia desde el muro de Via Trento. Los escaparates de Via Tornabuoni son para los ricos; y los de Via Calzaiuoli, para aquellos con poca imaginación. Yo prefiero huir a Borgo Pinti, a Mrs Macis. Por la noche, los spaghettini al pomodoro mejores del mundo los preparan en I fratelli Briganti. Y, cuando vuelvo de la costa, al final de la autovía, siempre me conmueven las luces de Florencia brillando a lo lejos.